Press Review
.....La regia di Natale De Carolis, grande cantante, è in perfetta sintonia con la musica mozartiana e il luogo, curando i gesti e sottolineando la bella espressività degli interpreti e creando un'affascinante magia che colpisce e prende.
.....De Carolis' direction was clear and brought the relationships between the characters into sharp focus without the extensive use of props. The use of a dancer, who appeared to reflect Aspasia's inner torment was a nicely thought-through idea, which was illuminating, but without needless distraction or excess.
.....La regia di Natale De Carolis, grande cantante, è in perfetta sintonia con la musica mozartiana ed il luogo, curando i gesti e sottolineando la bella espressività degli interpreti e creando un'affascinante magia che colpisce e prende.
.....La regia di Natale De Carolis ha il merito di mettere i cantanti a proprio agio e, grazie anche alle luci, di sfruttare in chiave emozionale il già immaginifico sfondo griffato Palladio/ Scamozzi
A cominciare dalla regia di un veterano come Natale De Carolis, (proprio lui!) grande cantante egli stesso, che si è cimentato in una lettura asciutta ed essenziale, mantenendo intatta la leggerezza, la brillantezza di questo pezzo di teatro: il "piccolo Mozart dei Campi Elisi", così Rossini definiva il buon Offenbach, scrive musica che va da sola e lascia gli interpreti liberi di "agire" il teatro. De Carolis con l'aiuto intelligente, per scene e costumi, di Maddalena Moretti, Giorgia Ruzzante e Simone Martini,ha assecondato questa linea puntando su una regia asciutta, mai ammiccante, o enfatica, ambientando lo svolgersi della vicenda in una classicità museale, minimi i riferimenti: il grano, il serpente, il violino di Orfeo, la morte di Euridice, senza praticamente cambi scena - dove i personaggi quasi senza tempo hanno animato la vicenda con trovate geniali, una per tutte: i poster con le fotografie di Giove di volta in volta con una amante diversa, srotolati in presenza di Giunone. De Carolis è uomo di teatro e si vede. In tempi di opera low-cost (che adesso sembra quasi una moda), a scarsità di risorse si muove l'ingegno, quando questo (e il saper fare) c'è. E qui ce n'è da vendere. Una geografia precisa, rettilinea, sono questi i fili della narrazione, che sostiene, open-air, tutti i cantati cui va, nessuno escluso, il più vivo apprezzamento.
è andata in scena una rappresentazione che ha voluto
interpretare questo trionfo dell'amore sul denaro in maniera originale, grazie
alla regia di Natale De Carolis (già
interprete del Conte Robinson a Bilbao nel 1997), che ha saputo disegnare
l'eterna lotta fra interesse e amore con grande precisione d'azione, tratti
moderni, e notevole gusto e consapevolezza del divertissement.
Moduli semoventi (le scene e i costumi sono di Danilo Coppola), frequente
utilizzo del Teatro delle Ombre (con le luci di Nevio Cavina), accappatoi rosa,
tute da ginnastica e vestaglie di raso, sfondi rosa shocking o blu elettrico,
cornamuse e kilt: non è affatto semplice mantenere per oltre due ore e quaranta
minuti uno spirito che invece qui si fa esaltazione equilibrata del tratto
comico, anche attraverso la gestualità ed il ritmo.
Movimenti,
presenze, disposizioni e transizioni sono pertinenti, talvolta anche
trattenuti, senza esagerazioni (come per il giro in senso orario dei
protagonisti che esprimono le emozioni attraverso le ombre); così come la
gestione alternata dei colori presenta un blu intimista sul bellissimo
quartetto Una torbida tempesta (che
preannunciata dal tumulto d'orchestra, richiama la tradizione del primo
settecento francese di utilizzare questa metafora per evocare l'agitazione
interiore) e poi un arancione dispettoso per un altro quartetto riuscito come
il Deh, fatela acchetare.
Da ricordare fra le molte idee, anche la riconciliazione temporanea fra
Geronimo e Robinson, atteggiata con simulazione di strumenti suonati, quasi a
trovare "accordi" per simboleggiarla.
Diciamo subito che è un Elisir molto teatrale, e
che di questa scelta si gode soprattutto dell'aspetto propositivo, a cominciare
dall'introduzione alla storia affidata ad una bambina chiamata "Sogno" che sale
sul palco ed apre un vecchio libro di avventure da cui trae la fantasia della
narrazione, trasportando Adina
e Nemorino nel mondo dei Pirati
dei Caraibi. E la circostanza funziona, soprattutto quando nel
delinearsi dei personaggi, fra scene di taverne, porti e marinai (scenografia
di Concettadesirè Catania, costumi di Paolo Rovati). Una serata molto
riuscita, che si chiude come il libro di avventure che la bambina posa dopo
averne tratto storie come da un baule dei ricordi, sotto le stelle e gli alberi
che si incrociano per fare da cupola naturale ad un teatro che ha più d'un
motivo per guardare con ottimismo alle sue, di avventure, ed a quelle che
ancora deve far vivere alla lirica.